L’Italia è da sempre un motore culturale nel panorama internazionale, ha creato ed esportato la bellezza artistica nel mondo ed è attualmente custode di larga parte delle sue vestigia. L’Italia ha però anche creato ed esportato organizzazioni criminali molto influenti nell’ambito socio-economico di tutti i luoghi in cui si sono insediate.
Oggi l’Italia appare, insieme a molti altri Paesi oggetto di flussi migratori dall’Africa, “importatrice” di una nuova criminalità organizzata di stampo cultista proveniente dalla Nigeria, che si caratterizza per una distanza culturale che rende difficile comprenderne immediatamente i moventi e le prassi di azione.
Nella tradizione camorrista, mafiosa e ’ndranghetista, ad esempio, è considerato riduttivo, se non addirittura umiliante, dedicarsi allo sfruttamento della prostituzione. Invece, le organizzazioni cultiste hanno edificato il proprio spazio di specializzazione criminale, in Italia ma non solo, proprio sul traffico di esseri umani e sullo sfruttamento delle giovani donne a fini sessuali, che sembrano governare agilmente attraverso il potere intimidatorio anche di riti vudu, che affondano le loro radici nella religione tradizionale africana.
Gettare uno sguardo sui motivi che rendono così efficaci le leve per l’esercizio del potere e della dominanza sulle vittime di tratta, da parte delle consorterie criminali di origine nigeriana, anche molto lontano dalla madrepatria, appare necessario per ipotizzare nuovi strumenti per l’intervento e il contrasto del fenomeno.
Ritualita-juju-e-rapporto-sinallagmatico-con-le-vittime-di-tratta_-Francesco-Squillace_Interdipendenze-online_maggio-2025_web