Preliminarmente, con riferimento alla tutela penale ed alle pratiche pedagogiche fattivamente ed utilmente percorribili nell’ambito della delinquenza giovanile, occorre stigmatizzare che i dati e gli argomenti teorici che si rende necessario slatentizzare per trattare i fattori di rischio della condotta deviante e antisociale in questo sensibile settore della criminalità, devono essere necessariamente coerenti e perfettamente integrati in un proteiforme percorso teorico volto a svolgere una concreta funzione applicativa e preventiva della delinquenza giovanile.
Richiamando la seminale “teoria non-direzionale” proposta dai coniugi Sheldon ed Eleanore Glueck (cfr. “Unraveling Juvenile Delinquency”, 1950), integrata in una ricerca di 24 anni, dal 1939 al 1963, possono porsi in luce i fattori familiari e situazionali che, unitamente a quelli individuali, sono apparsi ai due studiosi come più frequenti nei giovani criminali. L’obiettivo della risalente ricerca longitudinale in commento, che presenta ancora ambiti di attualità, era quello di svelare perché, in eguali condizioni potenzialmente criminogene, alcuni minori erano divenuti criminali ed altri no. Specificatamente, la teoria non-direzionale dei Glueck individua la risposta in un insieme di fattori personali e di fattori legati all’ambiente sociale e familiare dei soggetti.
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